Alla vigilia dell’inaugurazione di “Beleolico”, il primo parco eolico marino del Mediterraneo, Taranto ha ospitato una tavola rotonda dedicata alle best practice per la rinascita della “città dei delfini”.
Questo il focus dell’incontro cui hanno partecipato Rosalba Giugni, Presidente nazionale di Marevivo Onlus, Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione UniVerde, e Carmelo Fanizza, Presidente e fondatore di Jonian Dolphin Conservation.
La tavola rotonda si è tenuta presso Ketos – Centro Euromediterraneo del Mare e dei Cetacei, nel “Palazzo Amati”, un antico palazzo nel cuore del centro storico di Taranto, sede della Jonian Dolphin Conservation.
I tre esperti di ecosostenibilità ambientale hanno discusso di quanto già è stato fatto a tutela dei cetacei e quanto ancora si dovrà fare, anche in considerazione dei 25 anni di durata stimata del progetto off shore “Beleolico” nel porto di Taranto, che aspira a diventare una best practice per le future istallazioni di questo tipo.
L’inaugurazione di “Beleolico” rappresenta un traguardo importante per la città di Taranto che vuole “scrollarsi di dosso” le ombre del passato, grazie a un nuovo modello di sviluppo economico e sociale, per posizionarsi tra le città italiane che guardano al loro futuro puntando su energie rinnovabili e salvaguardia degli ecosistemi.
Infatti durante l’incontro Alfonso Pecoraro Scanio ha affermato che «la rinascita di Taranto è possibile. Stop a modelli di sviluppo obsoleti e spazio a impianti rinnovabili di ultima generazione rispettosi dell’ambiente e del mare».
È stato poi Carmelo Fanizza, presidente della Jonian Dolphin Conservation, l’associazione di ricerca scientifica che da lustri studia e monitora la presenza dei cetacei nel Golfo di Taranto, ad entrare nel vivo del focus dell’incontro: «l’inaugurazione di “Beleolico” del gruppo Renexia – ha infatti detto Carmelo Fanizza – rappresenta sicuramente un passo importante verso il futuro sostenibile della nostra Penisola ma, ancor di più fornisce una straordinaria opportunità per approfondire le conoscenze sugli effetti che questi impianti potrebbero generare sull’ecosistema marino e, più in particolare, sui mammiferi marini. Tali conoscenze saranno fondamentali per individuare le migliori strategie di mitigazione da porre in essere per una corretta pianificazione dello sviluppo dell’eolico off-shore in Italia».
Una riflessione condivisa da Rosalba Giugni che ha infatti affermato «questo appuntamento è un’occasione importante per proporre un focus sugli impatti dei parchi eolici offshore, sistemi indispensabili per la transizione energetica da realizzare il più velocemente possibile poiché rappresentano un passo decisivo verso un futuro sostenibile, non solo nel nostro Paese, ma a livello globale. Tuttavia una domanda – ha poi detto la presidente di Marevivo Onlus – è necessaria: le propagazioni acustiche sottomarine trasmesse dalle pale potrebbero arrecare danni al ricco ecosistema marino, disturbando i cetacei in primis, ma in generale tutti gli animali del mare? Al momento gli effetti non sono stati accertati. Ma siamo fortunatamente in una fase in cui è ancora possibile valutare le criticità delle centrali eoliche e introdurre sistemi per mitigare il loro impatto sull’ambiente, attraverso la messa a punto e l’introduzione di una tecnologia innovativa ed ecosostenibile, realizzata ad hoc».
La produzione di energia da impianti off-shore rappresenta un cambio di rotta significativo per il nostro Governo che ha scelto di puntare sull’energia eolica per realizzare gli obiettivi di transizione ecologica orami motto dei programmi politici per il prossimo decennio.
In Italia, l’obiettivo già fissato nel 2010 dal PAN (Piano d’Azione Nazionale), in attuazione della Direttiva 2009/28/CE, individuava un obiettivo al 2020 di installazioni eoliche pari a circa 12.680 MW di cui 12.000 MW on-shore (sulla terra ferma) e 680 MW off-shore (in mare).
Ad oggi risultano installati circa 11.000 MW da fonte eolica on-shore con un gap previsto sull’obiettivo PAN di circa 1.700 MW, mentre per quanto riguarda l’off-shore non sono ancora stati realizzati impianti, ad eccezione proprio di “Beleolico” il parco da 30 MW realizzato nel Porto di Taranto.